E’ partita ieri sera “Ti deporto a fare un giro”, petizione con cui l’Enpa e i cittadini italiani chiedono al Ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, e al Sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, di fermare definitivamente il fenomeno delle finte adozioni e della deportazione all’estero degli animali domestici italiani.
Per promuovere la raccolta di firme, in cui sono attivamente coinvolte le sezioni locali dell’Enpa, la Protezione Animali ha scelto lo strumento del web; il testo, pubblicato sul sito internet (http://www.enpa.it/it/iniziative/deportazione/firma.htm) può essere inoltrato alle istituzioni direttamente per via telematica oppure scaricato e diffuso per via cartacea.
“La deportazione di animali è una piaga dolorosa che si protrae da troppo tempo e ha mietuto troppe vittime: la soluzione al problema non può più essere rinviata, come testimoniano le circa 500 adesioni raccolte nel giro di poche ore”. In Italia il fenomeno è ancora poco conosciuto al grande pubblico ma non per questo meno allarmante. Come denunciato dall’Enpa, sono anni ormai che furgoni, camion e perfino aerei trasportano gli animali domestici in Germania, ma anche in Svizzera, in Austria, e di lì negli altri Paesi del Nord Europa; sono ormai milioni gli animali, raccolti in strada, nei canili o presso privati che non sanno più cosa farsene, prelevati durante un'uscita da casa… cuccioli o adulti, anziani o malati al punto di non poter reggere il viaggio. A scadenze fisse, carichi di cani e gatti partono, senza documenti, da ogni regione d'Italia: cittadini stranieri - li prendono in affido presso i canili; cittadini italiani collaborano con loro come prestanome. Adottati nel nostro Paese, gli animali, appena passato il confine, diventano l'oggetto di un commercio assai vantaggioso: la “merce” è gratuita all'origine mentre, una volta a destinazione, il prezzo lievita inevitabilmente. Quello che dovrebbe essere un “rimborso spese” (in Germania lo hanno chiamato tassa ... di protezione animale) può arrivare fino a 350 – 400 euro per un meticcio qualunque, indipendentemente dall’età o dallo stato di salute.
In materia di tutela degli animali, l'Italia ha le leggi più avanzate d'Europa; tuttavia il nostro Paese non è esente da colpe che si chiamano abbandono e randagismo. Troppi Comuni e ASL sono ancora inadempienti rispetto ai loro obblighi di tutela e di vigilanza. Così, il rimedio è semplice ed economico: eliminare il problema chiudendo gli occhi sulla deportazione all'estero degli animali in soprannumero. Eppure gli strumenti legislativi ci sono. Nel 1993 la circolare del Ministro della Sanità Garavaglia ha dato alcune direttive per impedire le deportazioni; otto anni più tardi, nel 2001, il Ministro Veronesi ha indicato nei controlli sugli affidi uno strumento a tutela del benessere degli animali. Le circolari sono tuttora in vigore, e sono vincolanti per ogni dipendente del Ministero della Salute, tuttavia molte ASL non le rispettano. Così come non viene rispettato il Regolamento Europeo 998 del 2003 a norma del quale i movimenti non commerciali di cani e gatti nel territorio dell'Unione implicano che gli animali non siano destinati alla vendita né al passaggio di proprietà: chi finge un’adozione e vende l’animale all’estero semplicemente elude la normativa europea. “Alcuni Paesi mediterranei – conclude l’Enpa – hanno finalmente preso coscienza della gravità di questo fenomeno ed emanato disposizioni severe; anche in Germania le autorità stanno aprendo gli occhi. Purtroppo, anche in questo campo l’Italia è fanalino di coda”.
Per firmare la petizione, scaricate il modulo all'indirizzo http://www.enpa.it/it/iniziative/deportazione/firma.html